Il lato bello del nostro lavoro di food Artist è immaginare cose che nessuno ancora vede, viaggiare con la fantasia alla ricerca della bellezza in ogni piccola cosa!
Lo scorso febbraio, poco prima che scoppiasse la pandemia eravamo lì, tutte insieme, come tanti piccoli Elfi con le mani in pasta tra panettoni, pandori e dolciumi vari per creare una meravigliosa Fabbrica dei giocattoli di Babbo Natale interamente commestibile.
Ma non voglio svelarti tutto, sarà un racconto in quattro puntate.
Ecco la prima…
Lucia era una ragazzina molto sveglia per la sua età.
Viveva in una grande città, frequentava il secondo anno della scuola secondaria di I grado e i pomeriggi correvano via veloci tra compiti, allenamenti in piscina e catechismo. Aveva imparato presto ad essere autonoma e responsabile, perché i suoi genitori lavoravano in grandi aziende ed erano sempre molto impegnati, spesso tornavano a casa con una profonda ruga sulla fronte e lo sguardo un po’ perso.
Quest’anno poi la sua giovane vita era stata stravolta da questa inaspettata pandemia e aveva dovuto, come tutti, cambiare le proprie abitudini. Spesso la tensione era palpabile, la TV e i giornali rovesciavano quotidianamente contradditorie notizie e informazioni e non si capiva più cosa fosse giusto e cosa no.
Era un po’ meno sola in casa, a pranzo spesso c’erano mamma e papà, ma insomma…le telefonate di lavoro interrompevano il momento del pasto e le chiacchierate liete.
Ultimamente si sorprendeva a guardare con un po’ di malinconia fuori dalla finestra: le strade, ora meno brulicanti di persone, erano però abbellite dalle decorazioni natalizie.
Già, il Natale era ormai alle porte. Non stavano vivendo però un bel momento.
Sentiva gli adulti accusarsi a vicenda per carenze o divieti o semplicemente perché erano incerti, avevano paura e non sapevano come affrontarla.
Peccato che non fosse arrivato lo spirito natalizio nel cuore delle persone. Nemmeno nel suo in verità.
Già ma… che fine aveva fatto lo Spirito del Natale?
Ricordava benissimo la sensazione che ogni anno le riempiva il cuore e le faceva affiorare un sorriso: mamma e zie pianificavano pranzi e regali mentre papà e zii si occupavano di risistemare la grande taverna a casa dei nonni, portando legna per il camino, casse di vino e bibite.
Il gruppo dei cugini invece era suddiviso in base alle età e tutti erano coinvolti e che bello era fare il presepe: il nonno portava giù dalla soffitta le scatole impolverate e con la nonna sistemavano le casette, gli alberelli, il ponte sul laghetto di carta stagnola, pecorelle e poi la capanna con Maria Giuseppe e il bambinello, ormai scolorito dagli anni.
Costruivano sempre un paesaggio fiabesco, mai uguale a quello dell’anno precedente e veniva voglia di farsi piccoli piccoli, un po’ come Alice nel Paese delle meraviglie, ed entrarci dentro: immaginava di percorrere stradine di semi zucca, prati di pane bianco come la neve, casette di formaggio e personaggi fatti con arachidi, frutta secca e morbida scamorza…
Vabbè, era solo un sogno ad occhi aperti, no?
O forse no?…vi aspetto alla prossima puntata, Roxy